Zarathustra 27 | DEI PRETI

DEI PRETI

Una volta Zarathustra fece un cenno ai suoi discepoli, e così disse loro:

«Qui ci sono dei preti: per quanto siano miei nemici, passate accanto a loro silenziosi e con la spada nel fodero!

Anche fra di essi esistono eroi; molti di loro soffersero molto –: è perciò che vogliono far soffrire gli altri.

Sono nemici cattivi: nulla è più vendicativo della loro umiltà. E facilmente s'insozza colui che li odia.

Ma affine al loro è il mio sangue: e io voglio saper onorato il mio sangue anche nel loro».

E come furono passati oltre, Zarathustra fu preso da dolore; e dopo una lotta non lunga con esso, egli riprese a parlare:

Questi preti mi fanno pietà. Mi sono antipatici; ma ciò poco m'importa dacchè mi ritrovo tra gli uomini.

Ma io soffro e soffersi con loro; per me essi sono dei prigionieri e dei marchiati. Colui che chiamano redentore, li caricò di ceppi...

Di ceppi, di falsi valori, e di folli parole! Ah, se qualcuno potesse redimerli dal loro redentore!

Credettero di approdare ad un'isola quando il mare li travolse; ed era invece un mostro assopito!

False parole e folli valori: ecco i mostri peggiori per i mortali, – a lungo dorme in essi il destino, e li attende.

Ma infine si desta e s'appressa e divora quanto fabbricò su di lui la dimora.

Oh, guardate le dimore che i preti si sono costrutte! Chiese essi chiamano le loro pestifere caverne.

Oh, qual falsa luce, qual'aria pesante! Qui dove l'anima non può in alto levarsi!

Giacchè impone la loro credenza: «salite la scala in ginocchio, o peccatori!»

In verità, più mi piace veder l'impudico che non gli occhi gravi del loro pudore e della lor devozione!

Chi creò a sè tali caverne, e tali scale espiatorie? Non erano forse coloro che volevan nascondersi e si vergognavan del cielo sereno?

E soltanto quando il cielo sereno potrà penetrare attraverso le loro volte cadenti e salutar le erbe e i rossi papaveri, – volgerò di nuovo il mio cuore a questi templi di Dio.

Essi chiamarono Dio ciò che contraddiceva il loro pensiero e cagionava dolore: e in verità c'era molto eroismo nella loro adorazione!

E non seppero amar meglio il loro Dio, che crocifiggendo l'uomo!

Pensarono di vivere come cadaveri, e di nero vestirono il proprio cadavere; anche dai loro discorsi emana il lezzo delle camere mortuarie.

E chi vive accanto a loro vive simile a un nero stagno, nel quale il rospo delle paludi fa sentire il suo canto dolcemente melanconico.

Migliori canzoni dovrebbero cantarmi, per insegnarmi a credere nel loro Salvatore; più redenti mi dovrebbero apparire i discepoli suoi!

Vorrei vederli nudi: giacchè la bellezza soltanto dovrebbe predicar penitenza. Ma chi può mai esser convinto da questa tristezza mascherata?

Invero, i loro salvatori non giunsero dalla libertà, o dal suo settimo cielo! Invero non camminarono sui tappeti della conoscenza!

Di lacune era formato lo spirito di quei redentori; ma in quelle lacune avevano messo la loro follia, il lor riempitivo che chiamarono Dio.

Nella compassione annegò il loro spirito e quando erano gonfi e riboccavano di pietà, alla superficie galleggiava sempre una grande follia.

Con grida stimolarono il gregge lungo il sentiero come se ci fosse soltanto un sentiero che va all'avvenire! In verità quei pastori appartenevano anch'essi alla mandra!

Spiriti angusti e anime grandi, avevano questi pastori: ma, fratelli, che stretti paesi furono sinora anche le anime più spaziose!

Segnavan col sangue il loro passaggio, e la loro follia insegnava che si testimonia il vero col sangue.

Ma il sangue è il peggior testimone del vero; il sangue avvelena anche la più pura dottrina e la muta in follia e in odio dei cuori.

E se alcuno si getta nel fuoco per la sua dottrina, – che prova ciò? Invero è assai meglio, che dal proprio incendio sorga la propria dottrina!

Cuore caldo e fredda testa: dove si urtano, ivi irrompe la folgore, il «Redentore».

Ci furono uomini più grandi di coloro che il popolo chiama redentori, uragani che tutto travolgono!

E voi dovete esser redenti da uomini più grandi di coloro che furono i salvatori, o fratelli, se volete trovar la via della libertà!

Non ancor mai ci fu il superuomo. Vidi nudi l'uomo più grande e il più piccolo: –

Troppo ancora si rassomigliano. Invero anche il grande lo trovai troppo umano!

Così parlò Zarathustra.

 

Così parlò Zarathustra

Traduzione italiana di Domenico Ciampoli