Zarathustra 18 | DEL CAMMINO DEL CREATORE

DEL CAMMINO DEL CREATORE

Vuoi tu, mio fratello, andare in solitudine? Vuoi cercar la via di te stesso? Indugia ancora un poco ed ascoltami.

«Chi cerca, facilmente perde sè stesso. Ogni solitudine è colpa» così parla il gregge. E lungo tempo tu appartenesti al gregge.

La voce del gregge risuonerà ancora in te. E quando dirai: «non ho più la vostra coscienza», ci sarà un pianto e un lamento.

Vedi, il tuo dolore stesso, è ancora nato da questa coscienza: e l'ultima luce di questa coscienza arde ancora nella tua tristezza.

Ma tu vuoi seguire la via del tuo dolore che è la via che conduce a te stesso? Mostrami allora il diritto e la forza che hai di far ciò!

Sei tu una nuova forza e un nuovo diritto? Un primo movimento? Una ruota che gira sovra sè stessa? Puoi tu anche costringer le stelle a girarti d'intorno?

Ah, vi è tanta bramosia di salire! Vi è tanto spasimo di ambiziosi! Mostrami che non sei nè ambizioso nè avido!

Ah, ci sono tanti pensieri sublimi che non sono che un mantice: essi gonfian le cose e ne accrescono il vuoto.

Ti proclami libero? – Voglio tu mi dica i tuoi pensieri dominanti, non che sei sfuggito ad un giogo.

Sei tu uno di quelli che avevano il diritto di sfuggire ad un giogo? Vi son parecchi che gettarono via il loro ultimo pregio, abbandonando la schiavitù.

Libero di che cosa? Che importa ciò a Zarathustra? Ma l'occhio tuo deve annunciare sereno: libero per che cosa?

Sei tu capace di distribuire a te stesso il bene ed il male, e di porre la tua volontà su di te come tua legge? Saprai essere il giudice e il vendicatore della tua legge?

È terribile star soli col giudice e il vindice della propria legge. Così vien lanciata la stella nello spazio deserto e nel gelido soffio della solitudine.

Oggi tu che sei solo soffri ancora per causa di molti: oggi hai ancora pienamente il tuo coraggio e le tue speranze.

Ma ti peserà un giorno la tua solitudine, si curverà il tuo orgoglio, e il tuo coraggio digrignerà i denti. E allora griderai: «io sono solo!».

Non vedrai più, un giorno, l'altezza tua, e troppo vicina ti sarà la bassezza; ciò che hai di sublime t'incuterà spavento come un fantasma. E allora griderai: «Tutto, è menzogna».

Vi sono sentimenti che minacciano d'uccidere il solitario; se non riescono a ciò devono essi stessi morire! Ma puoi tu essere un assassino?

Fratello, conosci di già la parola «disprezzo?». E il tormento della tua giustizia nel dover essere giusto con coloro che ti disprezzano?

Tu costringi molti a mutar d'avviso sul tuo conto: e di ciò ti fanno gran carico. Tu ti avvicinasti a loro e passasti oltre: essi non te lo perdoneranno giammai.

Tu li sorpassi: e quanto più vai salendo, tanto più piccolo ti scorge l'occhio dell'invidia. Ma più di tutti è odiato colui che vola.

«E come potreste voi esser giusti con me? – dovresti dire. – Io scelgo per me la vostra ingiustizia come la parte che mi è dovuta».

Ingiustizia e lordura essi gettano sul solitario ma, o fratello, se vuoi essere un astro, non puoi far sì che tu non splenda anche per loro!

E guardati dai buoni e dai giusti! Essi crocifiggono volentieri quelli che s'inventano la loro propria virtù – essi odiano il solitario.

Guardati anche dalla santa semplicità! Tutto ciò che non è semplice è per loro empio: essa gioca pur volentieri col fuoco – dei roghi.

E guardati anche dagli eccessi del tuo amore! Troppo rapidamente il solitario tende la mano a colui che incontra.

A taluni non devi porger la mano, ma solo la zampa: e voglio che la tua zampa abbia anche gli artigli.

Ma il nemico peggiore che tu possa incontrare sarai sempre tu stesso; tu ti attendi in agguato nelle caverne e nei boschi.

O solitario, tu segui il cammino che conduce a te stesso, e oltre te stesso ai tuoi sette demoni!

Apparirai a te stesso un eretico e una strega, e un negromante e un folle e uno scettico, e un sacrilego e un malvagio.

Tu devi volerti bruciare nella tua propria fiamma: come vorresti rinnovarti senza esserti prima ridotto in cenere!

Solitario, tu cammini su la via del creatore: tu vuoi creare a te stesso un Dio dai tuoi sette demoni!

Solitario, tu percorri la via dell'amante: ami te stesso e perciò ti disprezzi come può solo disprezzare chi ama.

L'amante vuol creare, perchè disprezza! Che sa dell'amore quegli che non è stato capace di odiare ciò che amava?

Va nella tua solitudine, o fratello, con il tuo amore e la tua creazione; e più tardi la giustizia ti seguirà zoppicando.

Va nella tua solitudine, con le mie lagrime, o fratello. Amo colui che vuol creare oltre le proprie forze e in tal modo perisce.

Così parlò Zarathustra.

 

Così parlò Zarathustra

Traduzione italiana di Domenico Ciampoli