Zarathustra 17 | DELL'AMORE DEL PROSSIMO

DELL'AMORE DEL PROSSIMO

Voi v'affannate intorno al vostro prossimo e ne avete in cambio belle parole. Ma vi dico: il vostro amore del prossimo, è il vostro amore di voi.

Vi attaccate al prossimo per fuggire voi stessi e vorreste far di ciò una virtù: ma io leggo nel vostro «altruismo».

Il Tu è più antico dell'Io; il Tu fu già detto santo, ma l'Io non ancora; perciò l'uomo cerca il suo prossimo.

Vi consiglio io l'amore del prossimo? Vi consiglio piuttosto di fuggire il prossimo e di amare quelli che son da voi più lontani!

Più alto dell'amore del prossimo, sta l'amore dell'uomo lontano che ha da venire; più sublime dell'amore per l'uomo mi par l'amore per cose e fantasmi.

Questo fantasma che ti corre dinanzi, o fratello, è più bello di te; perchè non gli doni la tua carne e le tue ossa? Ma tu lo temi e ripari presso il vicino.

Voi non potete sopportarvi e non v'amate abbastanza: vorreste perciò sedurre il vicino all'amore, e del suo errore indorarvi.

Io vorrei non poteste andar d'accordo col vostro prossimo e coi vicini di lui: dovreste allora cercar da voi stessi un amico dal cuore entusiasta.

Voi invitate un testimonio quando volete dir bene di voi; e quando l'avete indotto a pensar bene di voi, voi stessi pensate bene di voi.

Non mente soltanto chi parla contro la sua coscienza, ma anzi quello che parla contro la sua incoscienza. E così voi parlate nelle vostre relazioni e ingannate con voi il vicino.

Così dice il folle: «il trattare col prossimo guasta il carattere, specialmente quando non s'ha».

L'uno va dal vicino perchè cerca sè stesso, e l'altro perchè vorrebbe obliarsi. Il poco amore che portate a voi stessi fa della vostra solitudine una prigione.

Sono i più lontani che scontano il vostro amore pel prossimo; e quando non siete che cinque insieme, deve sempre un sesto perire.

Io non amo nemmeno le vostre feste: vi trovai troppi commedianti ed anche gli spettatori si comportavano come commedianti.

Non il prossimo v'insegno, ma l'amico. L'amico sia per voi la festa della terra e un presagio del superuomo.

V'insegno l'amico e l'ardente suo cuore. Ma bisogna saper diventare una spugna se si vuole l'affetto di cuori ferventi.

V'insegno l'amico che porta in sè un mondo, una coppa del bene – l'amico creatore che ha sempre un mondo pronto da offrire.

E come per lui andò svolgendosi il mondo, così si riavvolge nuovamente in anelli, quale un procedere del bene dal male, del fine dal caso.

L'avvenire e il lontano siano per te la causa dell'oggi: nel tuo amico devi amare il superuomo, come la ragione di te stesso.

Fratelli miei, non vi consiglio l'amore del prossimo: amate quelli che son da voi più lontani.

Così parlò Zarathustra.

 

Così parlò Zarathustra

Traduzione italiana di Domenico Ciampoli