Zarathustra 13 | DELLE MOSCHE DEL MERCATO

DELLE MOSCHE DEL MERCATO

Fuggi, amico mio, nella solitudine! Ti veggo stordito dallo strepito degli uomini grandi e punto dall'aculeo dei piccoli.

La foresta e la rupe sapranno degnamente tacere con te. Assomiglia di nuovo all'albero che tu ami, all'albero dai rami diffusi; esso pende sul mare silenzioso, in ascolto.

Dove termina la solitudine comincia il mercato; e dove il mercato comincia, comincia pure lo strepito dei grandi commedianti e il ronzio delle mosche velenose.

Nel mondo le cose migliori non giovano a nulla, se non v'ha chi le rappresenti: questi sono chiamati dal popolo uomini grandi.

Poco comprende il popolo la grandezza: cioè il creare. Ma ha un senso per tutti i rappresentanti e i commedianti di grandi cose.

Il mondo gira intorno agl'inventori di nuovi valori: gira invisibilmente. Ma intorno ai commedianti s'aggira il popolo e la gloria: così è «il corso del mondo».

Il commediante possiede lo spirito, non la coscienza dello spirito. Sempre egli crede a ciò con cui fa più persuasi gli altri, – a ciò che spinge a credere in lui!

Avrà domani una nuova fede, e un'altra dopo domani. Egli ha lo spirito pronto come il popolo, e variabile al pari del tempo.

Rovesciare – vuol dire per lui: dimostrare. Render folli – è per lui convincere. E il sangue gli sembra l'argomento migliore.

Una verità che s'insinua soltanto in orecchie delicate, egli la chiama menzogna e nulla. In verità egli crede solo agli dèi che fanno gran strepito nel mondo!

Affollato di rumorosi pagliacci è il mercato – e il popolo si gloria dei suoi grandi uomini! Essi sono per lui i padroni dell'ora.

Ma l'ora li incalza: ed essi t'incalzano. Anche da te vogliono un sì o un no. Vuoi metterti incautamente fra un pro' e un contro?

Non esser geloso di questi intransigenti e impazienti, o amico della verità! La verità non s'appese ancor mai al braccio di un assoluto.

A causa di questi avventati ripara nella tua sicurezza: non sul mercato soltanto si è assaliti con il «Sì?» od il «No?».

Ciò che avviene nelle fontane profonde, avvien lentamente: esse dovettero attendere a lungo per sapere cosa cadde nel loro profondo.

Lontano dal mercato e dalla gloria si ritrae tutto ciò che è grande: lontano dal mercato e dalla gloria vissero sempre gli inventori di nuovi valori.

Fuggi, amico, nella tua solitudine: io ti vedo punzecchiato da mosche velenose. Fuggi là ove soffia un vento rude e impetuoso.

Fuggi nella tua solitudine! Vivesti troppo vicino ai piccoli e ai miserabili. Fuggi dinanzi alla loro vendetta invisibile! Contro di te essi non son che vendetta.

Non alzar più il braccio contro di loro! Essi sono innumerevoli, e non è affar tuo essere cacciatore di mosche.

Innumerevoli sono i piccoli e i miserabili; e più d'un superbo edificio fu distrutto da gocce piovane e dalla mala erba.

Tu non sei una pietra e già sei incavato per le molte gocce. Ti fenderebbero e spezzerebbero altre gocce ancora.

Ti veggo affaticato per le molte mosche velenose, punto a sangue in cento parti; e la tua alterezza sdegna la collera.

Vorrebbero il tuo sangue, con tutta innocenza, bramano sangue le loro anime esangui – e perciò punzecchiano fingendosi ingenue.

Ma tu, o profondo, tu soffri troppo crudelmente anche per le piccole ferite; e prima che tu risani, lo stesso verme velenoso ti striscia di nuovo sulla mano.

Tu sei troppo fiero per uccidere questi golosi. Ma bada a non esser poi costretto a portare tutta la loro velenosa ingiustizia!

Essi ti ronzano intorno anche con la loro lode; impudenza è la loro lode. Essi vogliono il contatto con la tua pelle e il tuo sangue.

Essi ti adulano come un Dio o un demonio; essi piagnucolano davanti a te come inanzi a Dio o al demonio. Che importa! Sono adulatori e piagnoni e nient'altro.

E spesso saranno con te amabili. Ma questa fu sempre la prudenza dei vili. Sì, sono accorti, i vigliacchi!

Essi pensano molto a te nella loro anima angusta – tu sei loro sempre sospetto! Tutto ciò che è meditato diviene sospetto.

Essi ti puniscono per tutte le tue virtù. Non ti perdonano, dal profondo del cuore, che i tuoi errori.

Perchè sei mite e giusto, dirai: «sono incolpevoli della loro vita meschina». Ma la loro anima angusta pensa: «È colpa ogni grande esistenza».

Anche se tu sei affabile con loro, essi sentono ancora che tu li disprezzi; e ricambiano i tuoi benefizi con celati misfatti.

La tua muta fierezza li irrita sempre; essi esultano se, una volta, sei abbastanza modesto per esser vanitoso.

Ciò che noi riconosciamo in un uomo noi lo accendiamo anche in lui. Salvati quindi dai piccoli!

Dinanzi a te si sentono piccoli, e la loro bassezza divampa contro di te, per una vendetta invisibile.

Non t'accorgesti mai come spesso tacevano quando li avvicinavi, e come perdevano forze, simili al fumo di un fuoco spegnentesi?

Sì, amico mio, per i tuoi vicini, sei la cattiva coscienza; poi che essi sono indegni di te. Perciò ti odiano e vogliono succhiare il tuo sangue.

I tuoi vicini saranno sempre mosche velenose; ciò ch'è grande in te – anche questo deve renderli più velenosi e sempre più somiglianti alle mosche.

Fuggi, amico, nella tua solitudine, dove spira un vento rude e impetuoso! Non è tuo mestiere esser cacciatore di mosche.

Così parlò Zarathustra.

 

Così parlò Zarathustra

Traduzione italiana di Domenico Ciampoli